Le tasse di Robin Hood di Enrico Bertolino

A nessuno piace pagare le tasse. Ma di paesi dove ci si vanta di non averle mai pagate, insieme al nostro, non ce ne sono poi tanti.
La nuova finanziaria, che confesso di non aver ancora letto (giuro: l'ho sul comodino) prevede interventi per i ceti poveri, recuperando risorse con prelievi consistenti dai ceti ricchi. Insomma: il lavoro di Robin Hood, che pero' non doveva presentarsi alle Camere, ma solo nascondersi dallo sceriffo Notthingam. Il tutto sarebbe di per se logico: lotta all'evasione, tagli alle spese e redistribuzione del reddito. Ma poi entra in azione l'italia delle corporazioni, cioe': dividi et sperpera. Giochino semplice: nessuno si riconosce in una categoria di contribuenti, ma dice comunque di far parte della comunita'. Quindi ha diritto di ottenere cio' che gli spetta. Ma come appartenente alla Categoria non e' identificabile nè perseguibile. Per confondere una situazione gia complicata, entra in funzione a livello governativo l'uffico Complicazioni Affari Semplici, aperto 24 ore su 24: con emendamenti, modifiche dell'ultimo minuto e cavilli procedurali confonde le idee anche a chi le aveva chiare. Per esempio con la creazione del limbo fiscale proprio ora che la chiesa abolisce quello eterno.Il ceto medio cosi a occhio, e' quelllo messo peggio. Non e' cosi povero da sperare in sconti, ma e' abbastanza ricco per pagare piu tasse. In tutto questo casino, solo cosi' va chiamato, sui giornali imperversa la pubblicita' dei MegaYacht di lusso, mentre nella pagina a fianco si dice che non si potra' piu destinare il 5x 1000 al volontariato. E qui anche a Robin Hood cadrebbero le braccia (non solo quelle) e si consegnerebbe volontariamente allo sceriffo Nottingham. Sperando in un indulto o aspettando un condono.

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